La febbre nel bambino

La febbre, nell’opinione comune, é sinonimo di pericolosa patologia e la sua eliminazione equivale ad aver superato la condizione morbosa.

In realtà la situazione é ben diversa per quattro fondamentali motivi:
1) la febbre é spesso un sintomo di un generico disturbo dell’organismo; quando è espressione di una malattia la febbre é solo il primo sintomo e frequentemente non il più importante
2) la febbre é una risposta positiva dell’organismo, e positiva significa “utile a vincere” la battaglia con l’agente patogeno;
3) il far scomparire con vari farmaci la febbre (utilizzando antipiretici o peggio cortisonici) non significa aver risolto il problema di fondo, al più si é eliminata un sintomo fastidioso per il paziente e l’ansia del genitore;
4) l’andamento della febbre offre informazioni preziose circa l’evoluzione della malattia e pertanto non va eliminata (salvo non sia troppo elevata).
Si può affermare in sintesi che la febbre é una “giusta risposta” dell’organismo e come tale va considerata.
Una precisa definizione del fenomeno febbre é la seguente:
– La febbre é una reazione dell’organismo ad una condizione morbosa che fa innalzare la temperatura corporea “durevolmente” – cioè per almeno 24 ore -. Nei soggetti giovani, ed ancor più nei bambini, l’innalzamento della temperatura é rapido (la febbre sale in poche ore) e consistente (da uno a tre gradi) senza che ciò significhi maggiore gravità della patologia, ma solo una più pronta ed efficace risposta.
Non sempre l’innalzamento della temperatura corporea significa malattia: talora un’elevata temperatura ambientale (un locale surriscaldato od un eccessivo uso d’indumenti) può simulare un rialzo febbrile che evidentemente non ha un’origine patologica. Basta in questo caso rimuovere la causa (uscire dal locale o togliere qualche indumento) che la temperatura corporea torna subito normale.
Nella tabella sottostante sono riportati i valori di temperatura corporea di un bambino ed la loro corretta interpretazione:
Temperatura normale 36,8° – 37,0
sufbebbrile 37,0 – 37,5
febbrile 37,5 – 38,5
febbre moderata 38,6 – 39,4
febbre elevata 39,5 – 40,5
iperpiressia oltre i 40,5
S’intende ribadire come la febbre non sia di per sé una malattia, ma solo un sintomo di uno stato di disagio dell’organismo, e tale sintomo é la reazione che lo stesso organismo contrappone alla causa che ha prodotto il disagio: l’organismo aumenta la propria temperatura per sopraffare il nemico – i virus ed i batteri non riescono a svilupparsi bene con le alte temperature e sono più facilmente distrutti dalle cellule del sistema immunitario – o per informare che qualche cosa non va.
Lo stato febbrile non deve generare nei genitori ingiustificati allarmi o eccessiva apprensione, ma indurre solo una maggiore attenzione nei confronti delle condizioni di salute del bambino: il genitore annota dettagliatamente ogni comportamento del bimbo e i sintomi che si accompagnano allo stato febbrile per riferirli al pediatra che così più facilmente può porre la diagnosi e prescrivere la terapia idonea.
Ricordo che i comportamenti più frequentemente modificati durante un episodio febbrile sono:
– il cambiamento d’umore: il bimbo diviene irrequieto e fastidioso
– l’appetito: esso viene meno e compare inappetenza
I sintomi che più spesso si accompagnano al rialzo febbrile sono:
– il mal di testa
– la nausea ed il vomito
– la diarrea
– i dolori muscolari
– i brividi di freddo
– il bruciore di gola
– qualche colpo di tosse.
Vengono qui ricordate le principali cause di febbre in età pediatrica – considerate in ordine di frequenza e con espresso il valore percentuale (che vuol dire che un elevarsi della temperatura corporea può essere sì causato da una grave patologia cerebrale, ma devesi tener presente che questo é vero in un caso su duemila).
Le principali cause di rialzo febbrile sono :
– le sindromi influenzali virali (45%)
– le malattie esantematiche (20%)
– le affezioni batteriche del rinofaringe o del primo tratto delle vie aeree (10%)
– le tonsilliti (batteriche) e le otiti (10%)
– la dentizione (accompagnata da diarrea ed inappetenza) – quando un soggetto intorno all’anno diviene irrequieto, presenta un lieve rialzo febbrile, mangia infastidito é molto probabile che la causa del suo star male sia in relazione all’eruzione dentaria – (5%)
– le infezioni intestinali (anche una digestione difficile può procurare un rialzo febbrile della durata di una giornata) (5%)
– le infezioni d’altri organi ed apparati (5%).
Le patologie degenerative incidono per l’1 su mille e le malattie neurologiche e psichiche per l’1 su duemila.
I genitori, guidati dal loro buonsenso, sono generalmente in grado di orientarsi circa la natura dell’evento morboso che procura la febbre ed agire di conseguenza.
Alcuni esempi possono chiarire il tipo di ragionamento da seguire.
Se un bimbo frequenta l’asilo e nello stesso si manifesta un’epidemia di morbillo qualora al proprio figlio venisse la febbre il genitore può tranquillamente ritenere (lo stesso ragionamento fa il medico) che di morbillo si tratti.
Se uno dei genitori, od entrambi, presentano una sindrome influenzale é chiaro che se compare la febbre nel bambino si può pensare di avergli contagiato l’influenza. E’ vero che potrebbe trattarsi d’altra malattia, ma statisticamente questo é poco verosimile.
In entrambi i casi citati, una disamina tranquilla dei dati permette di capire di cosa si tratta, di riferire correttamente al pediatra i sintomi, di affrontare l’evento con la tranquillità di chi ha fatto tutto ciò che doveva.
I suggerimenti del pediatra al genitore quando si trovi ad aver a che fare con un episodio febbrile, sono i seguenti:
a) non allarmarsi supponendo una grave patologia; fortunatamente i bambini oggi sono ben allevati ed il loro stato di salute medio permette di affrontare bene i fenomeni patologici occasionali – in altre parole i bimbi si difendono meglio dalle malattie di quanto gli adulti non credano –
b) annotare i fenomeni morbosi e relativamente alla febbre il momento di insorgenza (é frequente il riscontrare l’elevarsi della temperatura nel pomeriggio dopo il riposo pomeridiano – e questo é tipico di una infezione virale o di una tonsillite), il decorso (subito alta, prima moderata e poi elevata, più elevata la notte e quasi assente al mattino ecc.)
c) annotare i sintomi che ad essa si accompagnano quali il cambio di umore, l’inappetenza, la tosse, la diarrea ecc. evidenziando anche per essi momento d’insorgenza e decorso
d) controllare che non stia avvenendo un’eruzione dentaria (che causa di frequente un rialzo di qualche grado di temperatura), che non vi sia la gola arrossata (ciò si può fare mettendo il soggetto bene in luce e chiedendogli di gridare forte)
e) controllare urine e feci (colore, quantità, odore ecc.)
f) controllare che il termometro funzioni bene per essere sicuri del responso – e questo é possibile ripetendo la misurazione delle temperatura a distanza di qualche minuto ed eventualmente su un soggetto sano -.
Tutte queste annotazioni vanno fatte nell’arco di 24/36 ore e pertanto in questo periodo é bene attendere l’evolversi degli eventi. In queste periodo non é necessario intervenire, ma mettere al corrente il pediatra di quanto sta accadendo. E’ frequente che passate le 24/36 ore l’organismo da solo superi la difficoltà e tutto torni normale ed ecco perché é bene attendere.
Si ricorda ai genitori come spesso la febbre preceda i sintomi classici di una malattia – vedi quelle esantematiche quali morbillo, varicella, rosolia, ecc.- e solo con i sintomi classici il pediatra può fare una diagnosi sicura: anche questo é un motivo per attendere un poco prima di agire in senso diagnostico e terapeutico.
E’ ovvio che se la febbre é subito alta e si mantiene tale per almeno 12 ore, allora il periodo d’attesa é limitato alle 12 ore summenzionate ed occorre intervenire con immediatezza.
In tutti i casi é bene contattare il pediatra per:
a) avere suggerimenti sui comportamenti da adottare
b informarsi sui farmaci da somministrare anche subito
c) concordare tempi e modi di un eventuale controllo del soggetto.
Spesso i genitori intervengono sul sintomo febbre, avendo avuto precedenti esperienze, anche senza consultare il pediatra. Questo é possibile ed in tal caso i suggerimenti da seguire sono :
1) se la febbre non supera i 38,0 non somministrare nessun farmaco
2) se supera i 38,0 somministrare un antipiretico (supposte di tachipirina) con il dosaggio prescritto e cioé 3 supposte al giorno – una ogni 8 ore –
3) se la febbre supera i 39,0 utilizzare la borsa del ghiaccio sulla testa
4) non pretendere che il bimbo mangi come quando stava bene, anzi ridurre la quantità di alimenti favorendo una dieta con molti liquidi (integratori, spremute di frutta naturali camomilla, the, ecc.)
5) non coprire troppo il bambino altrimenti la temperatura continua a salire, ma tenerlo vestito normalmente in una stanza ben areata (senza correnti evidentemente); solo così il corpo può eliminare il calore in eccesso prodotto dalla febbre.
Si rammenta come la presenza di febbre non sia di impedimento al portare fuori di casa il soggetto (per esempio a casa di parenti per lasciarlo loro in custodia od in ambulatorio) purché si adottino le opportune precauzioni: il soggetto va ben coperto, va riparata la bocca con una sciarpa, può essere avvolto in una copertina o trasferito con un sacco a pelo, ecc.
I genitori debbono ricordare che in ogni evenienza morbosa riguardante i propri figli é inutile lasciarsi prendere dall’ansia, dall’eccessiva preoccupazione, dalla fretta: avere la pazienza di lasciare che la situazione si chiarisca, dare il tempo all’organismo di reagire (la reazione anticorpale necessita di qualche giorno per dare frutti), accettare il naturale decorso della malattia (per superare una influenza occorre una settimana e talora la febbre dura per tutti i 7 giorni a dispetto della terapia !!).
Questi sono i presupposti per favorire la rapida guarigione e l’immediata ripresa del paziente che, dopo tre giorni senza febbre, può riprendere la sua vita normale.

 

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