L’ipotesi innovativa parte dalla scoperta dei ricercatori del Max Planck Institut di ottica quantistica, che sono riusciti a verificare che l’informazione posseduta da un fotone può essere trasmessa ad un atomo (è certamente il primo nodo delle future reti quantistiche). Ora se un fotone “dialoga” con un atomo, dobbiamo pensare che il livello di gestione delle informazioni sia quello. e non più il livello macromolecolare, ovvero quello dei neurotrasmettitori, che i neuro scienziati studiano oggi, a proposito del cervello
Ma per capire come il cervello utilizza questa modalità di funzionamento è bene partire dal prodotto che deve essere elaborato: i dati. Dobbiamo comprendere come si formano, come viaggiano, come arrivano, di che natura sono.
Vanni fissati alcuni corollari.
Il primo è che due cellule contigue, di qualsiasi genere, di qualsiasi organo, parlano tra loro, si scambiano informazioni e ciò avviene attraverso siti di comunicazione della loro superficie e la natura di questa comunicazione è di livello fotone-atomo. Le cellule hanno più tipi di siti dedicati a comunicazioni diverse (pensate ad un gruppo di utenti telefonici ognuno dei quali possiede due cellulari per comunicare con gli altri, il primo per le persone più vicine, un numero dedicato, il secondo per gli altri contatti). Che cosa si comunicano? Che stanno bene, che non hanno problemi a fare il loro lavoro oppure che qualcosa sta andando storto o che necessitano di aiuto. Comunicano anche tutti i parametri del loro lavoro periodicamente; quando va tutto bene però è sufficiente un unico segnale di OK.
Per ogni quot di cellule, diciamo un migliaio, ve ne è una che e deputata a raccogliere tutte le informazioni del gruppo ed a trasmetterle ad un livello superiore attraverso un cordone di cellule di comunicazione (pensiamo al fascio di His cardiaco che trasmette la conduzione degli stimoli per la contrazione del muscolo, oppure pensiamo ai meridiani dell’agopuntura) che interconnette tutte le cellule dell’organismo e le gestisce come un unico network.
Si tratta di miliardi di informazioni, che hanno la caratteristica di essere “marcate”, ovvero ogni dato possiede specifiche aggiuntive (dove è nato, quando, come, con chi e perché), che permette una classificazione multipla, oltre che di contenuto anche formale, temporo-spaziale, di coerenza di sistema ecc.
Secondo corollario è che il funzionamento del sistema nervoso, se facciamo riferimento al sistema di comunicazione fotone-atomo, quando trasferisce le informazioni dalla periferia al cervello, lo fa utilizzando, è vero, segnali elettrochimici che viaggiano lungo gli assoni dei neuroni, ma deve essere tenuto presente che il segnale elettrico trasmesso ha incamerato i dati sulla superficie degli elettroni che si spostano lungo la via di trasmissione, quindi milioni di dati, e non già, secondo le teorie attuali, essendo esso stesso un unico segnale, un unico dato.
Terzo corollario è l’esistenza di punti e modalità di interscambio e di integrazione tra i dati dei due sistemi, quello cellulare che potrebbe far riferimento ai meridiani dell’agopuntura e quello nervoso; punti e modalità fino ad oggi sconosciuti. Ricordando che ogni dato è veicolato da uno stato di attivazione atomico o anche di un semplice fotone, appare chiaro come l’interscambio debba avvenire su interfacce che verosimilmente non possono che essere superfici di cellule, da un lato quelle nervose, dall’altro quelle delle cellule che raccolgono e trasmettono dati. Lo scambio d’informazioni avviene come quello di due semplici cellule che dialogano, vedi corollario uno.
Allo stesso modo l’elaborazione cerebrale non può che essere pensata anch’essa in termini quantistici e questa elaborazione non può avvenire che sulla superficie dei neuroni corticali, come delle cellule nervose di supporto, attrezzati come tutte le cellule, a scambiare informazioni attraverso appositi siti della loro membrana.
Se ammettiamo che per compiersi, un’operazione mentale, sia essa un’immagine o un pensiero, è necessario il collegamento quasi simultaneo di numerosi “siti” (qualche miliardo) ubicati sulla superficie dei neuroni, appare chiaro a questo punto la modalità di funzionamento del cervello.
Risulta anche evidente come la trasmissione dei segnali attribuita alle sinapsi rappresenta un network lento, ma sicuro, mentre l’elaborazione degli stessi è deputata ad un altro network molto più veloce e con caratteristiche totalmente diverse.
Questo nuovo network ha come struttura base frammenti proteici situati sulla superficie dei neuroni e incastonati nella membrana, con atomi “esposti” attivabili elettronicamente. Ogni neurone ne supporta diverse decine di migliaia. Questi siti si accendono quando sono colpiti da elettroni carichi, o anche da fotoni, o da altri atomi, provenienti dai sistemi di comunicazione di cui sopra.
Immaginiamo un fascio di elettroni, che si muove alla velocità della luce tra gli spazi interneuronali, che rimbalza sulle superfici dei neuroni, e che interconnette tutti i siti. Si realizza in tal modo un’attività di base cerebrale, composta di un enorme numero di collegamenti (qualche centinaia di miliardi), apparentemente confusa ed indistinta; quando però viene attivato un circuito di qualche milione di siti attivi in funzione di un parametro comune (di carattere quantistico), allora si realizza, si visualizza un’immagine o un pensiero.
In altre parole stiamo affermando che la vera attività elaborativa del cervello avviene sulla superficie dei neuroni, con un meccanismo elettronico, tanto veloce da tenere in connessione quasi tutti i neuroni nello stesso istante.
L’attività dei due network spiega il funzionamento del cervello.
Individuati tali siti va approfondita la modalità di espressione genica che li genera, poiché in questa relazione vi è anche la spiegazione del funzionamento della memoria: il sito, espresso da almeno sei geni, è una nano struttura chimica, incastonata nella membrana neuronale, che al suo formarsi per la prima volta, ovvero durante il periodo embrionale, ma anche in epoche successive, ha la caratteristica di essere priva d’informazione, ovvero possiede una configurazione standard neutra (è prodotta dal gene A), che diventa attiva solo attraverso l’eccitazione da parte del fascio di elettroni (sito di emissione di elettroni generato da un altro complesso genico di almeno tre geni).
Divenuta attiva la struttura del sito codifica la sua configurazione definitiva sotto forma di una RNAmr (messaggero di ritorno) che determina una attivazione del gene B che a sua volta innesca nel gene C il codice della configurazione definitiva del sito attivo. Il gene C riterrà per un tempo variabile (da poche ore a qualche decina d’anni) l’informazione acquisita riproponendo la codifica della struttura di membrana; superato il limite di tempo il gene C perde la sua funzione, si disattiva spegnendo in contemporanea il gene B. In questa condizione il gene A codifica di nuovo un sito neutro che riavvia il percorso.
Continua……..
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