Lo spazio tempo fluido

Le caratteristiche, le proprietà, le particolarità, le qualità, gli attributi dello spazio tempo, seppur indagate da più di un secolo, sono in gran parte sconosciute. Ci siamo accontentati di una struttura di base semplice, omogenea, uniforme, cristallografica ripetitiva e soprattutto stabile, quasi immota, dico quasi poiché le onde gravitazionali di recente scoperte, hanno smosso la rigidità del sistema spazio tempo. Abbiamo ipotizzato con Einstein uno spazio tempo modellato dalla presenza di masse gravitazionali, ma abbiamo anche scoperto uno strano flusso spaziotemporale in relazione all’incredibile rotazione di stelle nane e quasar.

Rappresentiamo lo spazio tempo come la superficie di un mare calmo, increspato dalle onde gravitazionali, tranquillo e rassicurante, e non sospettiamo minimamente, come nel mare terrestre a noi più familiare, la presenza di correnti sotto la superficie, di vortici, di strani flussi determinati, ecco la sorpresa da contrasto di quelle forze ancora sconosciute, ovvero l’energia oscura e la materia oscura, con l’ausilio e compartecipazione di masse gravitazionali di varie dimensioni, oltre che di buchi neri od ancora di nuclei di calore originario dispersi nell’universo.

In altre parole, perché non pensare ed ipotizzare uno spazio tempo fluido, in perenne movimento, calmo in alcuni punti o tremendamente agitato e distruttivo in altri, interagente con tutto ciò che costituisce e configura l’universo? Nessuna staticità è verosimile, mentre un caos ordinato ed interattivo è più plausibile.

Ed allora è facile pensare ad uno spazio tempo denso ed uno rarefatto, ai cunicoli spaziotemporali di Einstein Penrose come un veloce flusso che ti sposta in un attimo da un punto dell’universo ad un altro, ai viaggi nell’universo rappresentati nei film di fantascienza con un budello in cui si manifesta un susseguirsi di luci e chiaroscuri ad indicare un velocissimo trasferimento da un punto ad una altro.

Ad uno spazio tempo  che si comporta ne più ne meno come tutti i sistemi complessi che conosciamo sul nostro pianeta, crosta terrestre, mare, atmosfera e fenomeni annessi, l’umanità intera ed i suoi moti materiali e spirituali.

E’ nato un virus intelligente

Tutte le conoscenze sui virus ante Covid 19 concordavano nel ritenere questi soggetti incapaci di adottare strategie complesse nel loro processo evolutivo e di sopravvivenza all0interno di un ospite. Si sapeva che potevano mutare per adattarsi meglio a situazioni per loro critiche, ma con ristretti margini di trasformazione. La gran parte dei virus influenzali sono stagionali e scompaiono ai primi caldi primaverili  non sapendosi adattare a temperature elevate, Ma anche virus letali come Ebola non sono riusciti ad adottare trasformazioni tali da renderli pandemici.

Il Covid 19 invece sta dimostrando caratteristiche e capacità impensabili.

Pur essendo un virus prevalentemente respiratorio non subisce gli influssi stagionali e prospera a qualsiasi latitudine e stagione.

A differenza di molti altri virus ha la capacità di inibire inizialmente, per almeno una settimana, la risposta del sistema immunitario, come se avesse informazioni genetiche simili all’HIV (e questo è il motivo della scarsa affidabilità dei test immunologici nella prima settimana dell’infezione).

Ha presentato, dalla sua comparsa ad oggi, una serie impressionante di mutazioni tali da renderlo più diffusivo e contagioso, come se non volesse abbandonare la partita che ha intrapreso con l’umanità.

Se il suo sito di ancoraggio era ben conosciuto si dal suo insorgere, ovvero il recettore ACE 2 delle fibrocellule muscolari dei capillari, gli ultimi approfondimenti intorno alla sue mutazioni hanno dimostrato che si sta modificando profondamente poiché sua variando il recettore al quale attaccarsi: non più ACE2 ma…? Ancora non è chiaro il recettore nuovo prescelto.

Se ci si pensa bene sembra di aver di fronte un soggetto capace di strategie complesse, di scelte oculate, con una tempistica ben definita, senza tentennamenti di fronte alle più svariate situazioni. Si direbbe un comportamento intelligente frutto di valutazioni adeguate e ben ponderate: Ma si tratta di un virus, direte! Sì è un virus, ma se pensiamo che l’intelligenza, come tratto genetico, nasce dall’acquisizione di  geni aggiuntivi, occasionalmente aggregati, o ingegneristicamente inseriti, aggiunte capaci di offrire al soggetto nuove prospettive evolutive e di sopravvivenza, allora dobbiamo pensare di aver a che fare con un virus intelligente, virus che condizionerà stabilmente la nostra vita e ci accompagnerà per lungo tempo, sperando che non prenda il sopravvento sulla nostra specie.

750 milioni di anni fa

Nella mia vita professionale di psichiatra ho sentito fare discorsi intrugliati, contorti, fantastici, inverosimili, bugiardi, terribili, divertenti. Molti si sono persi nella mia memoria, qualcuno è rimasto vivo, i più ogni tanto riaffiorano saltuariamente in occasione di uno stimolo che li richiami.

La lettura di un articolo delle scienze, periodico mensile traduzione in italiano di scientific american USA, dal titolo “Il big bang della vita” del settembre 2019, ed ancor più la recente notizia della scoperta di un buco nero massiccio nella via lattea a quindicimila anni luce di distanza, hanno riportato alla mia mente il fantasioso racconto che un vecchio paziente ebbe a farmi tanti anni fa.

Il paziente ebbe a raccontarmi che mentre ascoltava un’aria dell’opera lorica il Trovatore di Giuseppe Verdi, coinvolto da quella musica meravigliosa, fu assalito da una commozione profonda che nasceva da un sentimento di nostalgia violento per un mondo lontano dal quale sentiva di provenire. Gli venne alla mente in modo chiaro un numero: quel mondo era esistito 750 milioni di anni prima. La commozione lo spinse ad un pianto dirotto, malinconico, catartico.

Il racconto si fece più interessante quando il paziente dispiegò l’intero suo sentire.

Era riaffiorato alla sua mente il ricordo di un pianeta, in un angolo remoto dell’universo, illuminato di due piccoli soli, sul quale vivevano i suoi progenitori, una civiltà evoluta che aveva deciso e scelto l’armonia con la natura, la bellezza e l’amore per le scienze quali cardini fondamentali della propria esistenza.

Figli di un’unica madre matrice, avevano superato ogni barriera che li potesse differenziare e separare, ed affrontavano la loro lunga esistenza sereni e felici.  

Ma un terribile giorno si resero conto che un buco nero massiccio avanzava veloce verso il loro sistema bisolare e che avrebbe lo avrebbe inglobato in tempi brevi. Ogni cosa sarebbe stat distrutta e nulla della loro civiltà si sarebbe salvato. Decisero allora di costruire una sonda spaziale che avrebbero lanciato nell’universo utilizzando la fionda gravitazionale dello stesso buco nero. Nella sonda sarebbero state allocate tutte le informazioni che la civiltà possedeva, inserite in innumerevoli filamenti di DNA, filamenti che avrebbero potuto, in condizioni opportune, dare origine a nuova vita.

Il racconto era sicuramente accattivante, ma allora non ebbi alcun dubbio a classificarlo come pura fantasia.

La seduta seguente non ricordava nulla di quanto mi aveva riportato qualche giorno prima.

Oggi però leggo sulle Scienze, che dopo un sonno durato tre miliardi e mezzo di anni, periodo nel quale le uniche forme di vita sono state qualche organismo a corpo molle ed una manciata di conchiglie, sulla terra, improvvisamente circa 541 milioni di anni fa, nell’era detta cambriana, si produsse improvvisamente una profusione di nuove forme tra le quali si contano anche molti degli antenati dei maggiori gruppi di animali di oggi. Una inseminazione piovuta dal cielo?

E’ di queste ultime settimane la scoperta di un buco nero supermassiccio a 15,000 anni luce di distanza da noi, distanza che una sonda spaziale vagante nello spazio universale può facilmente percorrere in 200 milioni di anni, mi ha fatto venire in mente che quel racconto tanto fantasioso trovava una qualche conferma.

Due indizi in fanno una prova, ne manca un terzo che potrebbe venire dall’esame genetico di un qualche essere alieno capitato per caso sulla terra: la presenza di un DNA simile al nostro sarebbe il terzo indizio che confermerebbe il racconto e spiegherebbe tante cose a noi oggi incomprensibili.