“Le favole, raccontate, lette, rappresentate, come prevenzione delle problematiche psicologiche dell’età evolutiva”.
Nell’ultimo decennio si è notato un incremento dei disturbi mentali nell’infanzia. Tra questi più frequentemente si riscontrano la depressione innanzitutto, i disturbi dell’attenzione, l’iperattività, i tic, i disturbi dell’evacuazione, l’ansia da separazione, le fobie, le crisi di pavor nocturnus, oltre ad una maggiore fragilità psicologica nei confronti delle frustrazioni e difficoltà.
Un bimbo di sei anni s’era presentato in studio con crisi di terrore notturno (con risvegli apparenti, pianto dirotto e riaddormentamento, senza memoria successiva dell’accaduto) dovute al senso di colpa collegato al desiderio di morte della madre, a suo giudizio responsabile della separazione dei genitori e del suo distacco dal padre.
Una bimba di cinque anni, dall’età di due si sforzava di non andare di corpo, poiché non intendeva “partorire” una sorella che non desiderava e che, temeva, le avrebbe usurpato il ruolo di unica figlia prediletta.
Un bimbo di cinque anni non voleva frequentare la scuola materna poiché preoccupato dal fatto che, in sua assenza, alla madre in casa potesse accadere qualcosa di terribile (idea derivata a partire da affermazioni del tipo “se te ne vai la mamma magari muore”).
Da questi semplici esempi si comprende come il disturbo mentale nasca da un’elaborazione, prima linguistica e poi comportamentale, in risposta alle problematiche che la vita quotidiana propone. Il bimbo non può eluderle e tenta di costruire un’ipotesi di spiegazione degli accadimenti e delle domande connesse, basandosi sui propri elementi linguistici ancora immaturi (vocabolario limitato, sintassi incerta ed incoerente, elaborazione logica assente) e su un coinvolgimento emotivo del tipo tutto-niente, amore-odio. Può allora accadere che un bimbo (di quattro-cinque anni) di fronte ad un servizio televisivo, che mostra uno scontro fisico tra tifoserie opposte, risponde al perché dell’accadimento “codificando” che quella è la modalità di soluzione d’alcuni problemi e da quel momento trova naturale picchiare la sorellina che non è d’accordo nel prestargli i giocattoli.
L’approccio educativo odierno, diviso nelle tre componenti, genitoriale, scolastico e mass mediatico, considerate le relative modalità ed influenze, non facilità il bimbo nel compito di trovare risposte ben organizzate e rispondenti alle varie situazioni. I genitori poco dialogano con i figli, la scuola è troppo occupata a trasmettere informazioni ed a richiedere prestazioni sempre più impegnative, la tv propone modelli già preconfezionati senza criteri di valutazione: il bimbo è costretto a fare da solo. Ed allora “inventa”, con tutte le conseguenze del caso.
La proposta di ritornare al racconto, alla lettura e alla rappresentazione delle favole, parte dalla constatazione che la struttura semantica, grammaticale e sintattica della favola ha in sé tutti gli elementi linguistici e tutti i riferimenti concettuali che possono aiutare i bambini ad elaborare e rielaborare il proprio vissuto, superando i dubbi, le incertezze, trovando soluzioni ai problemi ed ai conflitti, codificando risposte efficaci ed equilibrate, che gli permettono una corretta maturazione.
La struttura della favola, nella sua essenzialità, comprende personaggi chiaramente identificabili (nelle loro caratteristiche come nel loro valore morale), racconta azioni connotate come buone o cattive, si sviluppa tracciando un percorso nel quale verità e falsità, inganni o giusti suggerimenti, comportamenti onesti e disonesti, umiltà o superbia, fatica od indolenza, altruismo od egoismo, sono netti e facilmente percepibili, e i valori di riferimento positivi come i negativi, tutti concorrono ad un finale che vede il bene prevalere sempre sul male. E la fatica ed il duro lavoro sono premiati, come pure l’onestà, la bontà e l’amore per il prossimo, mentre i cattivi vanno incontro a punizioni esemplari.
Nelle favole tutto ciò è chiaro, facilmente intuibile, non vi sono possibilità di fraintendimento, di diversa interpretazione.
La mente dei bambini funzione esattamente come nella favole: i protagonisti sono nettamente definiti, sono buoni o cattivi; le azioni conducono verso il bene od il male; i comportamenti positivi vengono premiati e quelli negativi puniti. Il re e la regina delle favole, dispensatori di premi o punizioni, nella realtà sono i genitori, le streghe e gli orchi sono gli altri percepiti negativamente o le proprie fantasie distruttive, le fate ed i maghi sono nonne e nonni amorevoli, draghi e mostri sono gli animali aggressivi e violenti, mentre quelli piccoli come topolini, grilli, farfalle, sono, nelle favole, i buoni consiglieri.
Le favole sono un facile vademecum per catalogare, conoscere, capire ed interpretare il mondo.
Il bimbo attraverso la ripetizione pedissequa della favola, e guai se si apporta anche la più piccola modifica, interiorizza una valida struttura d’elaborazione che poi utilizza per risolvere i suoi dubbi, per superare le sue paure, per acquietare le sue ansie.
Quanto sopra sinteticamente espresso, fa apparire chiaro come attraverso le favole si possono prevenire tutte quelle false interpretazioni del mondo alla base di tanti disturbi mentali, lievi e moderati che siano, presenti nella prima decade della vita.
Dalle considerazioni menzionate nasce la proposta di una serie di sessioni-incontri ludiche-didattiche con i bambini per sviluppare con loro l’obiettivo quest’approccio, ovvero facilitare il bimbo nella sua maturazione psicologica e prevenendo possibili difficoltà emotive e relazionali o disturbi mentali più chiaramente definibili.
La sessione ludico-didattica, organizzata in classe con gruppi di venti bimbi, si articola in tre fasi, la prima presentazione del progetto, la seconda a spiegare la storia, il significato e la struttura delle favole e per far manifestare ai bimbi le loro paure o qualche conflitto emotivo, la presentazione di una favola, e la successiva analisi delle dinamiche interne della stessa, poi, a verifica della comprensione la scrittura di una favola a schema libero. Nella terza sessione si analizzano alcune fiabe scritte a casa dagli alluni, secondo uno schema di comparazione tra gli elementi presenti nella fiaba ed i significato presenti nella mente del bimbo (analisi proiettiva). Poi si conclude con la scrittura di una fiaba in classe scegliendo prima il personaggio principale, le sue caratteristiche ed il suo problema., (contenuti e valori simbolici predeterminati). A completamento della sessione, si commentano ed analizzano, con lo schema proiettivo alcune favole scritte dagli alunni, verificando se sono stati capaci d‘inventare” una “strategia fantastica” per superare e risolvere il problema proposto.
Le classi interessate dalla proposta sono le terze, quarte, quinte.
E’ indispensabile la partecipazione delle insegnanti della classe, i quali, appreso in metodo potranno poi trasferirlo ai colleghi.
Il progetto ha interessato 205 alunni frequentanti le classi V° di due direzioni didattiche cittadine.
Il progetto aveva l’obiettivo di verificare:
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se la tesi secondo la quale il racconto fiabesco ha molti (se non tutti) punti di contatto con la modalità di funzionamento delle fantasie infantili, responsabili della gran parte dei disagi infantili e giovanili
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se poteva funzionare, nonostante l’età dei soggetti (10 anni di media), come test proiettivo (perché)
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se era corretto il suo uso a scopo terapeutico (nei disturbi psicologici e psichiatrici dell’infanzia).
Il progetto si è sviluppato effettuando tre incontri con ciascuna classe (in tre casi sono state aggregate due classi).
Il primo, preparatorio, della durata di un’ora, serviva per spiegare agli alunni il progetto (faremo due incontri, parleremo delle fiabe, ecc.), per aprire un dialogo sulle fiabe (conoscete le fiabe, i vostri genitori ve le leggevano, voi le leggete, ecc.), per proporre alcuni nuclei di riflessione “fantastica” chiedendo di rispondere per iscritto a tre domande: – Il tempo invecchia?- – I numeri si stancano quando fanno le operazioni?- – Come è fatto il limite del vuoto?-.
Il secondo incontro, occupante l’intera mattinata (dalle 9.00 alle 12.30) si è sviluppato secondo il seguente schema:
A) la prima parte (45 min.) serve per spiegare ai bambini cosa sono le favole, quando sono nate ed a cosa servivano come si costruisce una favola e gli elementi fondamentali che sono:lo status iniziale di disagio, conflitto od aspirazione
il viaggio, il percorso od elaborazione
il cambiamento di status
il superamento del disagio o soluzione del conflitto.
B) una seconda parte (30 min.) per spiegare come funzionano i sogni e le fantasie dei bimbi che nascono da un conflitto, si elaborano attraverso un viaggio per giungere ad una soluzione positiva (è utile far raccontare ai bimbi di alcune loro paure o di qualche conflitto emotivo e domandare come lo elaborano).
C) la terza parte (30 min.) viene utilizzata per la lettura di una fiaba classica e per tutti i commenti connessi (dalla constatazione della struttura base, all’analisi del protagonista, del suo problema, del viaggio- percorso, delle difficoltà incontrate e dei modi per superarle, del finale positivo).
Dopo la necessaria ricreazione, nell’ultima parte della mattinata (60 min.), viene chiesto agli alunni di scrivere una fiaba a piacere, senza alcun vincolo, inventandosi personaggio e sue caratteristiche, definendone il problema (od aspirazione), raccontandone il percorso ecc.
Raccolti i compiti si passa alla lettura di alcuni verificando soltanto se la struttura della fiaba è stata rispettata. Sono assolutamente da evitare i commenti sui contenuti: vanno tutti bene sempre e comunque.
Compito a casa la scrittura di una fiaba, completa nelle sue parti strutturali, da portare per l’incontro successivo.
Il terzo incontro, si divide in due parti: nella prima, a partire dalla lettura delle fiabe scritte a casa, si costruisce un test proiettivo così configurato:
Elementi chiave della favola Significati nella mente del bimbo
Personaggio principale
Caratteristiche
Problema
Percorso
Altri personaggi
Altri elementi importanti
Difficoltà incontrate
Soluzione del problema
Finale
Sono stati letti ed analizzati sei temi per incontro (senza far conoscere il nome di chi l’aveva scritto), utilizzando una partecipazione collettiva (i bimbi erano invitati a dare una loro personale corrispondenza) che i bimbi hanno dimostrato di gradire.
Ciò che si è potuto rilevare, con una certa meraviglia e soddisfazione, è stato che i bimbi, quasi tutti, hanno raccontato e proiettato nella fiaba le loro storie, il loro vissuto, i loro problemi ed in alcuni casi hanno dato la soluzione al loro stesso problema.
Alcuni esempi
Fiaba – La moneta magica – (viene riportata integralmente)
“C’era una volta una ragazza di nome Clarissa, lei era povera, non aveva i genitori ma aveva un fratello piccolo di nome Giuseppe a cui voleva molto bene. Clarissa e Giuseppe vivevano in una casetta in campagna ed ogni mattina dovevano raggiungere a piedi la città per chiedere l’elemosina. Per arrivare al centro della città dovevano attraversare un bosco pieno di rovi, ed essendo scalzi si ferivano i piedi sino a sanguinare.
Un giorno i due bambini arrivarono ai piedi di una gradinata, che faceva parte di una chiesa molto antica del paese, e si prepararono a chiedere l’elemosina. Ad un tratto videro vicino a loro un vecchietto vestito di stracci che si chinò per curare, molto amorevolmente i piedi feriti dei bambini. Il vecchietto finì, e prima di andare via lasciò loro una moneta. I due bambini lo ringraziarono e lo guardarono mentre andava via. Il vecchietto, dopo pochi passi, si girò verso i bambini, gli sorrise e i suoi stracci si trasformarono in un magnifico abito bianco dal quale uscivano delle bellissime ali bianche. Si rivolse a Clarissa e Giuseppe dicendo: Se userete la moneta con amore aiutando i bisognosi, si moltiplicherà.
I bambini, felici, presero la moneta e tornarono a casa. La mattina successiva trovarono tutta la cucina piena di monete e, ricordandosi le parole del vecchietto, iniziarono a distribuirle ai più bisognosi, ma si comprarono le scarpe per non ferirsi più i piedi.
E vissero per sempre felici e contenti.”
L’analisi proiettiva ha evidenziato
Elementi chiave della favola Significati nella mente del bimbo
Personaggio principale I bambini. E’ chi scrive la fiaba
Caratteristiche Poveri e soli. Vivere enormi difficoltà
Problema Dovevano chiedere l’elemosina. Mancano in famiglia i soldi
Percorso Bosco con i rovi (inevitabile). La situazione è immodificabile
Le ferite ai piedi Il dolore che il soggetto prova
Altri personaggi Il vecchietto vestito di stracci Il nonno (che li ha aiutati) anche lui povero
Altri elementi importanti Che diventa angelo Il nonno visto morire
Soluzione del problemi La moneta magica. Il buon ricordo che il nonno ha lasciato
Finale Fanno del bene e sono felici. L’uso del ricordo per sopravvivere
La fiaba, scritta da una bimba, racconta chiaramente la situazione familiare dell’autrice: una famiglia con enormi difficoltà finanziarie, di difficile soluzione, aiutata da un nonno che si è dedicato ai nipoti e che è morto davanti ai loro occhi, lasciando a questi ultimi il suo positivo ricordo.
Fiaba – Il sogno di Alice –
“ C’era una volta una bambina di nome Alice. Il suo sogno era quello di diventare una sirenetta del mare. Alice era una bambina normale come noi, era carina e simpatica ma lei ogni giorno si sentiva sola e triste. Tutte le mattine lei andava sulla riva del mare e si sedeva su una roccia ad osservare il mare. All’improvviso Alice vide una sirena che salta fuori dall’acqua, era bellissima e aveva una coda grande e brillante. Alla vista della sirena Alice si emozionò, fece un salto di gioia e corse via. La mattina seguente Alice ritornò sulla riva del mare per incontrare un’altra volta la sirena, Alice però voleva riuscire a parlare con lei, così quando la sirena apparve, Alice la chiamò. La sirenetta si avvicinò ad Alice con cautela e timore, Alice la chiese il suo nome e se era felice di diventare una sirena, lei le rispose di sì, perché le piaceva il mare. Alice chiese alla sirena:”Mi puoi portare con te?” La sirena fece cenno di sì con la testa, la sirena allungò la mano ed Alice la afferrò con forza, Alice chiuse gli occhi e come per magia si ritrovò sul fondo del mare insieme a tanti pesciolini colorati: era felice. Si accorse con grande gioia di avere una coda d’oro”.
L’analisi proiettiva ha evidenziato
Elementi chiave della favola Significati nella mente del bimbo
Personaggio principale Alice. E’ chi scrive la fiaba (una bimba)
Caratteristiche Normale. Si sente diversa
Problema Sola e triste. Non capita ed apprezzata
Percorso Davanti al mare. La difficoltà è enorme Vuole diventare una sirena e cambiare vita
Altri personaggi La sirena. Chiede aiuto ad un esterno
Altri elementi importanti Afferra con forza e chiude gli occhi. Fa un salto nel vuoto
Soluzione del problema Vive sul fondo del mare. Vivere in modo diametralmente opposto
Pesciolini colorati Piccole gioie quotidiane
Finale Ha una coda d’oro. Ha realizzato il suo desiderio
La fiaba, scritta da una bimba, racconta chiaramente la sua situazione: si sente diversa, i genitori che le preferiscono il fratellino e non l’apprezzano; vive ciò con enorme difficoltà, desidera una condizione totalmente diversa. Cerca qualcuno che l’aiuti ed è disposta a concedergli tutta la sua fiducia. Vuole vivere “in fondo al mare”, condizione opposta a quella sulla terra, cioè quella attuale accontentandosi delle piccole gioie quotidiane (i pesciolini colorati
Fiaba – “Il vigneto di Antonio” –
C’era una volta Antonio un ragazzo di ventidue anni che aveva un vigneto che curava con molto amore. Un giorno vide che il suo vigneto era diventato una zona molto arida. Controllò il sistema d’irrigazione però funzionava. Tornando a casa deluso trovò un biglietto, dove c’era scritto :”Sono stato io il mago cattivo Rudy che ti ha fatto la magia del vigneto”. Proprio in quel momento entrò un cane parlante che gli disse che la maga buona Margherita poteva farli tornare il vigneto com’era prima. Antonio gli chiese dove potesse trovare la maga. Il cane gli disse che era molto lontano e che doveva seguire il sentiero, e lui così fece. Andando, andando trovò una moneta magica. Il suo potere era quello di esprimere un desiderio. Lui lanciò la moneta ed espresse il suo desiderio, gli chiese se lo poteva teletrasportare dalla maga. Chiuse gli occhi, quando li aprì si ritrovò dalla maga. Chiese alla maga se gli faceva tornare il vigneto com’era prima. La maga rispose di sì, però doveva tornare a casa, così fece. Quando tornò a casa trovò il vigneto com’era prima. Fece salti di gioia tutto il gorno”.
L’analisi proiettiva ha evidenziato
Elementi chiave della favola Significati nella mente del bimbo
Personaggio principale Antonio. E’ chi scrive la fiaba (un bimbo)
Caratteristiche Cura con ore i vigneto. Vive felice in famiglia
Problema Il vigneto arido. Un problema familiare
Percorso Lontano da casa. Soluzione difficile
Altri personaggi Il mago cattivo. Il fatto che ha generato il problema
La maga buona Che può risolverlo
Altri elementi importanti La moneta magica Il mezzo risolutore
Soluzione del problema Il vigneto rinasce. La gioia torna in famiglia
Il problema di questo bambino è una grave malattia della madre, ospedalizzata lontano da casa, che poi si risolve in modo positivo.
Nella seconda parte dell’incontro, a partire dalla definizione di tre elementi chiave di una fiaba, gli alunni sono stati chiamati a completarla. Tutti insieme, a maggioranza, sono stati scelti il protagonista, le sue caratteristiche, il suo problema (nell’incontro con l’ultima classe, il problema-aspirazione era quello che il personaggio principale voleva diventare re, che nella mente dei bimbi significa realizzare se stessi). A conclusione dell’incontro sono state lette ed analizzate, con lo schema succitato, cinque fiabe, con lo scontento dei bimbi che avrebbero voluto leggerle, analizzarle e commentarle tutte.
Finito il lavoro con le classi è stato presentato il report finale con alcune considerazioni sul lavoro svolto.
La prima. Nella favola scritta a casa tra il primo ed il secondo incontro (quello di verifica), e lo si è evidenziato in modo chiaro ed inequivocabile, i bimbi hanno raccontato tutti i loro problemi attribuendoli al personaggio del loro racconto. Ciò dimostra la validità del mezzo d’indagine (potente e sicuro) da un lato e la facilità dall’altro con la quale si può indagare nella mente infantile, per poi capire i problemi ed intervenire con efficacia. A tal fine sarebbe opportuna un’adeguata formazione del personale docente, che, seppur non trasformato in neuropsichiatri, certamente deve conoscere i rudimenti dell’interpretazione del linguaggio infantile.
Una seconda. Le favole scritte dai bimbi, analizzate negli aspetti formali (rispetto della grammatica, della sintassi, organizzazione dello spazio grafico, organizzazione del pensiero), ha evidenziato in un’alta percentuale di lacune (è in corso un’analisi approfondita degli scritti che ci darà il dettaglio), tali da pregiudicare il futuro scolastico: con quei problemi è improponibile una frequenza nella scuola media poiché gli alunni saranno sicuramente messi ai margini (e questa a nostro avviso è una delle causa principali dell’abbandono scolastico e della dispersione, e forse anche del bullismo).
Una terza. Il modo col quale i bimbi hanno dimostrato di apprezzare l’iniziativa, per citare solo un caso, un bimbo che solitamente diserta la scuola ha affermato dinanzi all’insegnate che era contento di essere stato presente agli incontri poiché per lui era stata la cosa più interessante dell’intero anno scolastico, rimanda al tema dei contenuti e delle metodologie didattiche (sicuramente da rivedere), che finiscono per ingabbiare la versatile mente infantile, piuttosto che farla espandere, darle respiro ampio, darle modo di costruire un’originale e personale idea del mondo. I bimbi hanno la necessità assoluta di navigare in spazi enormi, lo richiede la loro struttura mentale: si sono costretti in spazi angusti finiscono per annichilirsi, con tutte le conseguenze negative che ciò comporta.
Un quarta. L’esame degli elaborati ha evidenziato come la gran parte dei bimbi, a parte le naturali paure dell’età, ha poca fiducia nei propri mezzi, non si sente sufficientemente sicuro nell’affrontare anche solo i problemi quotidiani, demanda a terzi la responsabilità e la soluzione dei problemi. Questa insicurezza è la risultante di un’incoerenza, in qualche caso di una contrapposizione, tra gli obiettivi educativi della scuola da un lato e dei genitori dall’altro. Solo l’univocità d’intenti potrebbe essere capace di eliminarla o ridurla.
Una ultima considerazione. Il lungo confronto con i bimbi, diretto ed empatico, ha confermato la convinzione che nella scuola dell’obbligo (diciamo sino alla quinta elementare) siano da prendere in considerazione solo pochi ed essenziali obiettivi, per il raggiungimento dei quali deve esserci un lungo apprendistato (più è lungo meglio è). Questi obiettivi a nostro avviso sono i seguenti: disciplina, decoro, rispetto, facilità di lettura e di comprensione del testo, buona espressione orale e scritta, acquisizione della metodologia del ragionamento. Ogni altro insegnamento è inutile e fuorviante.
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