La lingua italiana è forse la più ricca di parole in grado di specificare e delineare con estrema precisione non solo ogni soggetto descrivibile in natura, ma soprattutto stati emotivi ed espressioni astratte.
Il poter padroneggiare con abilità, competenza, brillantezza e proprietà la propria lingua madre è sinonimo di qualità di pensiero e di elaborazione sofisticata e forse di qualche idea originale o geniale.
Purtroppo oggi la scuola, specialmente la primaria, non si occupa dell’acquisizione di uno strumento così sofisticato impoverendo le menti dei fanciulli e preparandoli ad un pensiero povero e mal articolato.
In sintesi si può dire che:
- la conoscenza e l’uso di poche parole determina un pensiero limitato e poco elaborato,
- una buona conoscenza della lingua, invece, permette un pensiero più articolato, capace di elaborazioni complesse, favorente una comprensione più ampia della realtà e dei problemi, come pure facilita la loro soluzione,
- chi padroneggia con molta maestria la lingua è capace di idee originali e talora geniali, ha facilità nella soluzione di problemi complessi, possiede un orizzonte culturale ampio e decisamente produttivo.
La correlazione tra pensiero e linguaggio è stata indagata nel secolo scorso da numerosi studiosi, Piaget, Vigosky, Bruner ed altri, senza però giungere ad una chiarificazione definitiva sul come il linguaggio influenzi il pensiero e viceversa su come il pensiero si costruisca attraverso il linguaggio.
Oggi le nuove conoscenze della neurofisiologia aprono le porte ad una migliore definizione della questione.
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