Dedicato ai super curiosi

Questo articolo è dedicato a chi non si rassegna ad una conoscenza ordinaria, fatta di libri, di informazioni, di studio, di approfondimenti ed elaborazioni anche originali, ma ha il desiderio si ampliare all’infinito il proprio sapere. Certo non è facile raggiungere questa meta, ma è altrettanto certo che esiste una procedura, che vi suggerirò per provare a percorrere la via dell’universo e dei suoi misteri.

Passo dopo passo seguite questi item:

  1. sedetevi comodi in un ambiente rilassante, non molto illuminato
  2. liberate la mente e non pensate a niente
  3. chiudete gli occhi senza sforzo
  4. concentratevi su quello che vedete
  5. non abbiate fretta, poiché i risultati non si ottengono in tempi brevi
  6. con pazienza osservate e ragionate.

Inizialmente non vedrete che buio, un misto di colori scuri senza forma, ma se avrete pazienza e sarete predisposti, a poco a poco incomincerete a vedere qualcosa, una forma geometrica, un’immagine, il tutto sfuggente e cangiante, senza una regola. L’importante è non perdere la concentrazione.

Vi domanderete: cosa stiamo facendo?

Occorre a questo punto spiegare alcune cose importanti.

La prima è che nella letteratura medico scientifica esistono trentotto caso di soggetti che improvvisamente, per la cause più disparate, un trauma, un’encefalite, un ictus, si sono ritrovati a paralare una lingua, come lingua madre, che non conoscevano. E non si trattava di lingua inglese universalmente diffusa, ma anche di lingue orientali quasi sconosciute. Il fenomeno resta inspiegato perché abbiamo una concezione dell’acquisizione e dell’elaborazione della conoscenza piuttosto antiquata.

In realtà oggi si pensa che tutto dipenda dal cervello con i suoi cento miliardi di neuroni, e da questo punto di vista il fenomeno sopra riportato non trova spiegazione, ma se ipotizziamo che ogni fenomeno organico, attività mentale compresa, di pende dall’attività cromosomica, allora si può incominciare a capire qualcosa.

Nel mondo della genetica sono tutti concordi nell’affermare che un solo corredo, cromosomico animale od acne vegetale, contiene tutta l’informazione universale, solo che non possiamo leggerla, come se ci fosse un meccanismo di blocco, una specie di valvola che impedisce il fluire facile di ogni informazione presente.

Nel caso dei pazienti succitati probabilmente questa valvola si è aperta parzialmente permettendo al soggetto di padroneggiare un’informazione, un intero linguaggio, senza essere passato attraverso il normale percorso di apprendimento.

Ora torniamo a noi che ad occhi chiusi aspettiamo con pazienza che compaia qualche cosa.

Se avete la mente sgombra da riferimenti di vita quotidiana, da ricordi vari od altro, quello che potreste vedere è frutto dell’attività mentale dei vostri cromosomi a livello cerebrale. Dico mente sgombra, perché come quando guardate le stelle, se vi è inquinamento luminoso, ne vedete poche, e i vostri pensieri corrispondo a questo, ma se continuate a osservare il cielo allontanandovi da sorgenti di luce, allora il numero di stelle che potrete vedere aumenta considerevolmente.

Allora continuate e tenere gli occhi chiusi e guardate cosa compare.

Dopo un po’ di allenamento incomincerete a vedere immagini abbastanza nitide, che possono essere paesaggi, scene di vita quotidiana, oggetti, scorci di paesi o città, od ancora (a me è capitato) una fiancata di un’astronave con lo sfondo del cielo stellato.

Ciò che dovete fare è cancellare dall’osservazione quello che già conoscete, che avete visto da qualsiasi parte, che vi è stato descritto, che in qualche modo fa riferimento alla vostra vita attuale poiché potrebbe essere un dato intruso del cervello) per concentrarvi soltanto su ciò che non avete mai visto, mai vissuto, su quei dettagli, anche loro importanti, che vi fanno capire che ciò che state osservando davanti ai vostri occhi chiusi, appartiene ad una conoscenza universale, della quale, in quel momento voi siete interpreti, voi approcciate, voi penetrate.

Certamente non è un esercizio facile, ne dà risultati in tempi brevi, ma se la pratica si potrà diffondere è certo che qualcuno, fortunato lui, riuscirà a bypassare il blocco esistente, ed ad accedere ad un mondo di conoscenze superiori che sono il motivo della nostra ricerca di vita.

In un prossimo articolo altri dettagli.

Buon viaggio ad occhi chiusi, da svegli, mi raccomando!

Un progetto per il calcio moderno

il perfezionamento della tecnica calcistica

 La formula più semplice ed efficace del calcio è quella di una serie di passaggi precisi che si concludono con un tocco n porta facendo goal. Sembra facile, ma a quanto pare non si riesce a costruire una squadra che adotti questa regola essenziale.

Eppure non dovrebbe essere poi così difficile!

La base fondamentale è una qualità tecnica elevata, intendendo per questa l’acquisizione per ogni giocatore di un ottimo controllo della palla e la capacità di fare il passaggio in modo preciso e tale che il compagno, a sua volta, giochi la palla con facilità.

Questo è quanto si richiede ad un buon giocatore, ma sul campo sembrano prevalere altri indirizzi, come velocità, potenza, forza fisica, che non sono in contrasto con quanto sopra, ma che finiscono per stravolgere la semplicità del gioco e la finalizzazione dello stesso (un tiro in porta per tempo!!! o meglio uno ogni tre minuti?)

Quali i rimedi perché trovi applicazione lo schema semplice della serie di passaggi precisi, e possiamo aggiungere veloci?

Siamo convinti che le strade siano due:

  1. la prima è quella di lavorare sulla tecnica perfezionandola al massimo grado
  2. la seconda è l’adottare una schema di gioco con sequenze di passaggi prestabiliti tali che, dopo un numero limitato degli stessi, si arrivi a concludere l’azione con un tiro in porta.

Soffermiamoci sul primo punto, quello di lavorare sulla tecnica. La moderna neurofisiologia insegna che il processo di apprendimento si realizza attraverso fasi successive che prendono avvio dai concetti di postura (più chiaramente definibile come posizione utile) ed equilibrio (con il perfezionamento del miglior controllo del baricentro):

  1. la prima fase è un movimento volontario semplice finalizzato ripetuto più volte
  2. la seconda è l’automatizzazione dello stesso movimento (lo eseguo senza pensarci)
  3. la terza è la combinazione di più movimenti con un’unica finalizzazione, prima volontaria, e nel successivo passo automatica
  4. la quarta consiste nell’esplicazione di una strategia volontaria di gioco che utilizzi tutti gli automatismi precedenti.

A partire da questi semplici concetti l’addestramento tecnico di un giocatore si basa proprio sulla ripetizione di gesti tecnici, prima semplici e poi via via più complessi, con l’obiettivo di automatizzarli al miglior livello possibile per inserirli, infine, in uno schema di gioco efficace e divertente.

Più specificatamente

Il perfezionamento di un’abilità fisica necessita di un addestramento che abbia come obiettivo il raggiungimento di un gesto tecnico armonico, equilibrato, potente ed efficace. Armonico significa ben coordinato, equilibrato significa col miglior baricentro possibile, potente significa eseguito con la tecnica più adatta, efficace significa che raggiunge l’obiettivo.

Questo è possibile con un intervento ben programmato, costante, continuo e ripetitivo, intervento che ha la sua matrice nella correzione metodica, lenta ma progressiva, di ogni imperfezione.

L’assunto vale per tutti gli sport, ma noi intendiamo concentrarci sul calcio, e noi sta per un’equipe di professionisti, appassionati oltre che praticanti, studiosi del fenomeno. Dalle nostre ricerche è emersa una tematiche imprescindibile, ovvero la costatazione che ogni miglioramento si può perseguire a patto, da un lato, di saper scindere in più variabili il gesto tecnico su quale si sta lavorando, e dall’altro di poter gestire le variabili affrontandole una alla volta. Questo aspetto richiama l’uso di “strumenti” che possano gestire le variabili, affinché il soggetto che si allena possa progressivamente perfezionare le sue performance.

Un esempio può chiarire:

Il calciatore A passa la palla al compagno B che fa da sponda facendo proseguire il pallone per il punto C dove A riceve il passaggio e prosegue verso la porta. L’energia cinetica complessiva che viene utilizzata dai due calciatori per far giungere il pallone nel punto C è una quantità determinata, per cui se utilizziamo un dato numerico a caso, per esempio 6, possiamo affermare che se il valore cinetico da A a B è 3 anche il passaggio da B a C è 3, ovvero se il primo passaggio vale 2 il secondo varrà 4 e così via. Se intendo perfezionare la sensibilità del tocco nel passaggio del calciatore B dovrò avere a disposizione un “compagno” capace di variare la propria forza permettendo a chi si allena di adattare la propria risposta in modo complementare (vedi l’articolo sul calcolo vettoriale del movimento).

Da queste premesse nasce il presente progetto che abbiamo sviluppato nel corso degli ultimi tre anni e che oggi vede le prime luci dell’alba.

Il progetto

Il progetto consiste nella costruzione di un robot allenatore, capace di prestazioni programmate, costanti, regolari, a supporto dell’addestramento delle giovani leve calcistiche. Molti altri sport già utilizzano strumenti similari, mentre nel calcio ci si affida ancora a metodi più tradizionali o a robot rudimentali.

Il robot è un “corposo e panciuto signore”, che “cammina” su larghi cingoli per non affondare nel terreno di gioco, visto che il suo peso si aggira sugli 80 kg., e che lancia il pallone secondo un programma predefinito che prevede tutti i tipi di passaggi, le traiettorie più comuni e velocità che possono variare da 10 a 80 km/h.

Il soggetto che si allena sceglie gli items che preferisce, predispone il suo programma di lavoro personalizzato, e, seguendo le istruzioni del manuale. che stabiliscono tempi e modi di lavoro, “gioca” con questo compagno che non sbaglia mai e gli passa la palla sempre nello stesso modo selezionato, con una costanza ed una precisione che un compagno od un allenatore non possono offrire.i

Il robot permette al calciatore di perfezionare postura, equilibrio, movimenti semplici, tecnica di base col pallone, movimenti complessi ed abilità tecniche di alto livello. Il principio sul quale si basa l’allenamento, ripetiamo, è quello per cui un atleta può correggere i propri sbagli solo se ha un compagno, il robot, che gli passa la palla sempre nello stesso modo.

Solo così si possono perfezionare nel tempo postura, equilibrio nei movimenti e quindi le competenza tecniche.

Il robot, corredato di un manuale (che costituisce poi l’aspetto più innovativo), è esclusivamente dedicato all’acquisizione ed al perfezionamento delle qualità tecniche dei giocatori, e in nessun modo intende sostituire la preparazione atletica, quella tattica, come pure la condizione psicologica.

Il manuale permette il più proficuo utilizzo del robot nell’addestramento dei fondamentali del calcio ad iniziare dalle giocate più semplici per arrivare, attraverso un percorso che comprende tutti i tipi di tocchi, a colpi di qualità, espressione di un calcio ad alto livello.

Sottolineatura importante nell’addestramento è che per ottenere buone prestazioni bisogna iniziare a fare gli esercizi con massimo della tecnica ed un minimo di forza per poi, via via, aumentare la potenza, fermo restando il massimo del lato tecnico.

La sequenza di addestramento permette inoltre una valutazione oggettiva della capacità tecnica del giocatore, poiché attribuisce un punto ad ogni giocata ben fatta, la somma delle quali è indicativa del livello posseduto. Ogni esercizio viene ripetuto 4 volte, il primo è di prova, gli altri si conteggiano.

In altre parole è possibile fare una valutazione oggettiva della tecnica posseduta da un atleta, con un valore numerico, il cui massimo si aggira intorno ai 5000 punti, per cui se compro un giocatore che è una promessa mi devo aspettare un punteggio minimo di almeno 3500 punti.

Nella versione più semplice il robot è costituito da due tubi collegati, vedi figura, il cui quello orizzontale costituisce il serbatoio di palloni, con un fermo che azionato in vari modi libera un pallone per volta, che s’incanala verso quello inclinato che lo fa scendere verso l’atleta a velocità costante.

L’attrezzo su illustrato può essere proficuamente utilizzato per insegnare a passare con precisione, rasoterra oopure col pallone a mezz’aria, ancora a calciare in porta con i due piedi indirizzando il pallone in modo preciso al sette od all’angolo basso. La figura sotto mostra come:

Si possono fondamentalmente correggere gli errori tecnici, poiché avendo parametri fissi di riferimento, i palloni tutti eguali, il passaggio che si riceve sempre alla stessa velocità e nello stesso punti, l’unica cosa da modificare per ottenere il miglior risultato è il gesto tecnico dell’atleta.

Il perfezionamento della tecnica calcistica

Fasi dell’allenamento alla tecnica

La premessa generale è che ogni attività di allenamento deve rispondere alle necessità del gioco del calcio. Sembra evidente, ma in molti casi gli esercizi che i giocatori eseguono non sono utili al miglioramento della loro tecnica e del loro gioco.

Primo passo:scomposizione e composizione del movimento

Primo passo nell’addestramento calcistico è addestrare al movimento armonico, elegante, rapido. Sono molti i calciatori scoordinati, impacciati, lenti, ineleganti, e questo perché nessuno si è mai preoccupato di migliorare questo aspetto. Dipende dalle caratteristiche fisiche personali che non sono modificabili, ma certamente possono essere “aggiustate” per i fini calcistici.

Partendo dal presupposto evidente che ogni movimento si compone di segmenti che si assommano, appare chiaro che per migliorarlo occorra lavorare proprio sulla composizione del movimento stesso, ovvero prima di fare un passo lungo serve allenarsi su tanti piccoli passi corti, prima lenti e poi veloci.

Utile a tal fine sono gli esercizi sulla dama (allegato disegno), una superficie sulla quale sono disegnati tanti quadrati, le dimensioni sono in relazione al livello di prestazione, sui quali l’atleta cammina, corre, salta, seguendo schemi ben precisi e predeterminati.

Secondo passo: baricentro e coordinazione

Secondo passo è l’educazione al controllo ed alla gestione del baricentro, controllo che rappresenta il pilastro sul quale costruire tutte le qualità calcistiche. Sapersi muovere, saper correre, saltare, anche cadere, tenendo sempre sotto controllo il proprio baricentro permette ad un atleta prestazioni altrimenti impossibili.

Utile a tal fine sono tutte le tecniche di controllo della postura, di coscentizzazione dei vari segmenti corporei, di sviluppo dell’equilibrio statico e soprattutto dinamico, di consolidamento di tutte le posizioni che possono occorrere nel gioco del calcio alla ricerca di una coordinazione generale dei movimenti, come pure di quella specifica, presupposto indispensabile per non commettere errori .

La buona gestione del baricentro incentrata sul proprio corpo, che ha prodotto una ottima coordinazione di ogni movimento, deve poi essere estesa al rapporto con il pallone, alla presenza sul campo dei compagni, ed infine a quella degli avversario che pressa, spinge, ti fa lo sgambetto.

Terzo passo: controllo del pallone tra i piedi

Terzo passo fondamentale è il controllo del pallone con il quale l’atleta deve avere una confidenza estrema. A tal proposito torna di nuovo in ballo la dama.

S’inizia camminando col pallone che passa da un piede all’altro, spostandosi sulla dama e seguendo un percorso prestabilito lungo linee o strisce, poi lo si porta con un solo piede, sempre a si percorsi prestabiliti, poi con l’altro piede. Partendo con un passo lento poisi continua con un passo più rapido, poi con lenta corsa ed infine con buona velocità: il pallone non deve mai allontanarsi oltre i 20 cm. dai piedi ne deve uscire la percorsi prestabiliti, Questi esercizi vanno fatti controllando visivamente il pallone con il campo superiore dell’occhio e nello stesso tempo si controlla ciò che succede in campo e la posizione di compagni ed avversari.

Quarto passo: precisione nel passaggio

Si opera con un “tiro a segno” (in allegato) e si procede come nello schema con passaggi secondo le direzioni indicate, prima lenti, poi via via più veloci. L’atleta è bravo se riesce a far girare il pallone per più di 10 cicli veloci.

Quinto passo: il quadrato maledetto

L’ultimo passo, rivolto al raggiungimento della precisione nei passaggi, è quello che sia attua con il lavoro nel quadrato maledetto. In un quadrato di 5-6 metri di lato il giocatore sta al centro e deve far girare la palla, prima in senso orario sol sinistro e poi in senso antiorario con destro, secondo le indicazioni presento nello schema allegato.. Il giocatore è un bravo playmaker se compie almeno 5 giri senza sbagliare.

Altri step sono;

  1. alcune semplici conoscenze di meccanica classica (concetto di forza, energia, parametri di riferimento come le traiettorie, le parabole, la balistica ecc,)
  2. conoscenza di note di biodinamica applicata al corpo umano come le struttura dei muscoli, il loro funzionamento, il controllo fisiologico del movimento, il sistema di controllo del movimento
  3. conoscenza dei range di esecuzione dei vari gesti calcistici (se a-z è il range totale occorre sapere che da a c come da s a z non si controlla il movimento, mentre da d a r si può lavorare per migliorare la prestazione).